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Il canto si leva a fil'e voce in coinvolgenti litanie d'amore e giaculatorie profane per dispiegarsi in serenate e ballate che della forma canonica della canzone napoletana conservano appena il ricordo, sovrastato da sentimenti impastati di terra e di umori corporei. Nella commistione di colto e popolare si inabissa ogni omaggio alla tradizione, mentre l'organetto di Alessandro D'Alessandro assume un respiro orchestrale nel dialogo con trombe e tammorre, piano e chitarre, evidenziando le complesse geometrie musicali nelle quali si svolge il racconto dolente e appassionato di Canio Loguercio. Un continuo corto-circuito di turbamenti che le video-ballate di Antonello Matarazzo, iperealistiche e visionarie allo stesso tempo, ampliano, esaltando la componente teatrale di canzoni dove anche i tormenti di un 'vibrione innamorato' possono diventare metafora di un'ipocondria generale. Con la complicità, tra gli altri, di Maria Pia De Vito, Erica Boschiero, Peppe Servillo e Rocco Papaleo e scritti di Emmanuele Curti, Lidia Riviello, Andrea Satta, Gabriele Frasca, Nietta Caridei, Pinotto Fava, Gilda Policastro, Maria Grazia Calandrone e Sonia Bergamasco.